Cia Bonaria

CIA BONARIA

Cia Bonaria Salis nasce ad Oliena nel 1915 in una famiglia composta da sei figli. Ha avuto 9 figli.

La figlia :<<Ora questa ragazza vi chiederà cosa avete fatto nella vostra vita>>.

Cia Bonaria: <<É meglio che non lo sappia! >>.

 

Di seguito la sua intervista:

 

LE SCUOLE ED IL LAVORO

:<< Ho frequentato la prima, la seconda, la terza e la quarta elementare con maestra Medina.

Ho fatto diversi lavori, sia in campagna dove andavo a mietere, a raccogliere olive e fare l'orto che in casa in cui ero solita fare l'olio e il pane>>.

 

MIO MARITO ANDREA

:<<L'ho conosciuto in campagna mentre lavoravo, stavo facendo legna. Lui lavorava per l'impresa di Peppino Ticca di Dorgali, in particolare ci ha lavorato quando stavano costruendo la strada tra Nuoro ed Orosei. É venuto a casa dei miei genitori per chiedermi in sposa e per il viaggio di nozze siamo andati a Galtellì. Ci siamo andati per visitare dei parenti che avevamo. Andrea ha lavorato anche a Monserrata. Ci andava con il carro perché stavano costruendo le casette ( "humbressias") nella chiesa campestre, la chiesetta di "Santu Miale" che ora è stata buttata giù.

Inoltre era solito recarsi in Baronia con il carro a vendere quello che possedeva (faceva scambio di merci). Una volta nel suo tragitto ha incontrato dei fuorilegge e gli hanno rubato tutto nella località di "Fenosu",  per andare a Galtelli. In quella zona mio padre aveva le capre, pecore e maiali.

Purtroppo mio marito è morto giovanissimo, aveva 48 anni ed io sono rimasta vedova a 38 anni. Ero incinta e ho portato avanti la gravidanza e la famiglia da sola con tanti sacrifici e difficoltà>>.

 

SA CONCA 'E S'ABBA MEDIHA

:<<Mi ricordo di un villaggio situato in zona Guthiddai e precisamente nella zona "Ena Manna". Hai presente dove c'è la fontana di "S'Ena Manna"? Ecco era lì, nel cammino. Lì ci vivevano dei frati vestiti di bianco. Posso affermare questo in quanto ho assistito anche ad una processione in quel villaggio ("sa conca 'e s'abba mediha").

Io:<<Perchè uscivano a “s’abba mediha” a fare la processione?>>

Cia Bonaria :<< Perchè vivevano in sas concheddas, vivevano nelle grotte...la processione la facevano in Guthiddai e la facevano perché c' era quel piccolo villaggio di cui ti parlavo prima e c'erano delle persone che ci andavano. I frati andavano e ritornavano qui al campo 'e Ghinavu. Era una cosa bellissima. Ora non c'è piú niente. Questi frati erano veramente troppo buoni e rari, così buoni che ai giorni d’oggi non ne esistono come loro. Venivano ad aiutarci all’orto 'e Ghinavu e gli davamo una parte dei prodotti: fagioli, patate, di tutto. E così stavano bene ed erano contenti>>.

 

AL POSTO DELLO ZUCCHERO

:<<Ne ho raccolto fichi d’india quando ero piccola! e la sai una cosa? usavamo il succo dei  fichi d’india per fare una specie di 'sapa' e addolcire il caffè quando non avevamo lo zucchero>>.

 

IL MANGIARE:

:<<Facevamo il pane "de ogliathu", conosciuto l’hai tu? Ma lo puoi conoscere perché ora è tornato di moda, lo facevamo con l’orzo. Per prepararlo iniziavamo la lavorazione la sera prima e poi ci alzavamo la mattina seguente verso le due, le tre del mattino. Alla sera, dopo averlo lavorato, lo mettevamo nei recipienti fatti di sughero e lo prendevamo da lì a pezzi e infine lo mettevamo a cuocere nel forno realizzando così il pane.

"Su tridihu bellu, i teniada s'ispiha nighedda 'e su pihe", lo portavano dalla Baronia (da Orosei). Mangiavamo anche il cardo raccolto nei campi>>.

 

 I GIOCHI

:<<Giocavo spesso a "sos brohos" e alla tombola.

Sos brohos: prendevamo  "bindighi hancios de linna e pihavammos sa ruglia 'e los ghettavammos tottus" ( prendevamo 15 pezzi di legno che sistemavamo in piedi e con un grosso pezzo di legno dovevamo cercare di centrarli per farli cadere giù). Invece per quanto riguarda il gioco della tombola, ha le stesse regole del gioco di oggi>>.

 

IL PERIODO DELLA GUERRA

:<<C'era una grotta in cui al tempo della guerra si rifugiava tutto il paese, la grotta si chiamava  "sa marghine de nostra segnora e Bonaria"(Sa conchedda de Bonaria). Ci rifugiavamo perché avevamo troppa paura dei fascisti che non guardavano in faccia a nessuno.

Dentro la grotta ci rimanevamo il più possibile: dormivamo e facevamo anche da mangiare. Ritornavamo anche in paese ma andavamo e ritornavamo nella grotta perché dovevamo controllare anche le nostre case. Ti posso dire che gli americani ci hanno rubato tutto. Ci vendevano le scarpe e poi tornavano e se le riprendevano>>.

 

"SA CARCHINA"

:<<La calce la faceva Andrea con babbo e mamma; avevamo il forno e quindi la producevamo noi. Per fare la calce tagliavano "sa sida"( la parte più fine del legname dell'albero dove ci sono le foglie) x portare il forno ad alte temperature. Prima si sistemavano le pietre come se stessero facendo una casa, poi facevano la soletta e sopra ci mettevano le pietre, che erano frammenti di calcare dei monti di Oliena. Si cuocevano e restava la calce viva, che poi trasportavano con il camion per venderla altrove >>.

E alla fine dell'intervista cia Bonaria si é commossa dicendo :<<In località Santa Maria ho sentito che stanno facendo dei lavori, che stanno facendo dei gradini e che hanno buttato giù il muro. Non va bene perché lì c'era un cimitero, e ora penso al fratello mio caro, che è  sepolto lá, perché prima sotto quella chiesa c'era il campo santo>>.